Oltre trecento presenze alla Rocca Albornoz di Viterbo per l’incontro con lo scrittore Niccolò Ammaniti, ospite del Tuscia Film Fest. Insieme al direttore artistico Italo Moscati e al critico Domenico Monetti, l’autore di romanzi di successo quali Io non ho paura e Come Dio comanda ha coinvolto la platea parlando del complesso rapporto tra cinema e letteratura, dei suoi casuali e inaspettati inizi da scrittore («Il mio primo libro nacque dall’interruzione della mia tesi di laurea in biologia: mio padre mi cacciò di casa!») e delle difficoltà di uno sceneggiatore nel cinema di oggi.
«Tra cinema e letteratura - ha esordito Ammaniti - preferisco senza dubbio la seconda. Quando scrivo un libro, posso fare come voglio, anche far atterrare gli alieni a mio piacimento nel bel mezzo di una storia. E’ un lavoro di grande solitudine, ma alla fine è lo scrittore che si prende tutti i meriti e tutte le critiche e questo mi rende tranquillo. Il regista invece lo vedo come un mediatore, che lavora a stretto contatto con attori, produttori e tante altre figure. Non ha pieno controllo della situazione e la cosa mi spaventa un po’». Il cinema fa comunque parte della vita e dell’attività del quarantatreenne scrittore romano, che ha collaborato con registi come Marco Risi, Alex Infascelli e Gabriele Salvatores: «Il cinema che mi ha influenzato di più - continua - è la commedia italiana degli anni ‘60, per la capacità di creare personaggi e figure grottesche, rappresentative dei cambiamenti del Paese, a cui aggiungerei l’horror americano anni ‘80, in quanto sa mettere persone normali di fronte a condizioni eccezionali. Nel cinema lo sceneggiatore costruisce solo il primo gradino di qualcosa su cui interverrà una molteplicità di persone, per questo non ho mai scritto da solo le mie sceneggiature. Inoltre sul set, una volta consegnato il lavoro al regista, lo sceneggiatore sparisce, quasi non viene più considerato. Anzi, ormai è sempre meno richiesto. Ma con i registi con cui ho lavorato ho avuto la fortuna di trovarmi bene».
Al termine dell’incontro è stato proiettato il film Io non ho paura di Salvatores, tratto dal romanzo che ha fatto conoscere Ammaniti al grande pubblico e girato tra gli assolati campi di grano di Puglia e Basilicata. Ammaniti ne ha curato la sceneggiatura insieme a Francesca Marciano, ma per lui la letteratura avrà sempre qualcosa in più del cinema: «Il vantaggio di un libro rispetto a un film è che lo scrittore suggerisce qualcosa al lettore e il lettore si costruisce una sua immagine, un suo mondo sempre aperto nella propria mente. Quando il lettore va al cinema a vedere un film tratto da un romanzo, dice spesso: me lo aspettavo diverso. Nel cinema è difficile far immaginare qualcosa in più allo spettatore».
Dopo il secondo appuntamento di TFF Kids con Ponyo sulla scogliera, il Tuscia Film Fest prosegue giovedì 9 luglio, quando sarà consegnato il riconoscimento speciale del Premio Pipolo Tuscia Cinema 2009 a Fausto Brizzi, Marco Martani e Massimiliano Bruno, a cui seguirà la proiezione del film Ex di Fausto Brizzi.
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