Ultimo appuntamento con il Tuscia Film Fest 2011 alla Rocca Albornoz di Viterbo. Domenica 26 giugno (ore 21.15) nel cortile del Museo Nazionale Etrusco è prevista la proiezione di Noi credevamo, il film di Mario Martone sul Risorgimento italiano, vincitore di sette David di Donatello.
Interpretato tra gli altri da Luigi Lo Cascio, Francesca Inaudi, Toni Servillo (nel ruolo di Mazzini), Guido Caprino, l’opera descrive alcune delle pagine meno conosciute di quel periodo storico, ponendo i giovani, nell'anno in cui si celebrano i 150 anni dell'Unità d'Italia, di fronte ai sacrifici al dolore, alle lotte e alle incomprensioni che hanno costellato la strada verso una nazione unita. A parlarne con il pubblico viterbese due degli attori protagonisti Edoardo Natoli e Luigi Pisani.
Presentato alla mostra di Venezia lo scorso settembre, Noi credevamo, in questo 2011, è già stato un elemento centrale della programmazione del Tuscia Film Fest grazie a diverse proiezioni che, in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università della Tuscia, hanno visto il coinvolgimento di oltre mille studenti degli istituti scolastici della provincia di Viterbo in occasione della festa nazionale dello scorso 17 marzo.
Dalla prossima settimana, il Tuscia Film Fest sarà a Orvieto, dove dal 29 giugno al 3 luglio è prevista una serie di incontri pomeridiani in Piazza Duomo con altri grandi protagonisti del cinema italiano e proiezioni serali al Cinema Corso. La manifestazione farà poi tappa a Canepina (8-9 luglio), ma ritornerà poi nuovamente a Viterbo con alcuni incontri di cinema organizzati all'interno di Caffeina Cultura (3, 7, 12 e 13 luglio) e infine con la sezione per bambini TFF Kids (23 e 29 luglio, 5 agosto) ospitata quest'anno a Palazzo Gentili grazie alla collaborazione con l'Amministrazione provinciale di Viterbo.
IL FILM
Domenico (Edoardo Natoli), Salvatore (Luigi Pisani) e Angelo (Andrea Bosca), tre ragazzi del Sud Italia testimoni della feroce repressione borbonica dei moti del 1828, decidono di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Le loro esistenze, sospese tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche, si svolgeranno sullo sfondo della più sconosciuta storia dell’Unità d’Italia e verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari. |